Ippodromi Italiani

patrizio

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PARTIAMO DA NAPOLI
 Un centro termale, antichi ruderi e uno degli ippodromi più antichi in Italia sono i tratti distintivi di questa zona periferica a ovest di Napoli.Il quartiere di Agnano è noto soprattutto per un vulcano estinto caratterizzato comunque da un'attività termica continua. La nascita e il successivo prosciugamento del lago formatosi all'interno del cratere hanno contribuito alla bizzarra storia locale.Sebbene oggi Agnano sia diventata una zona residenziale, il vulcano esercita ancora un certo richiamo turistico. Attraversando la lussureggiante oasi verde della Riserva Naturale Cratere degli Astroni raggiungerete il piccolo laghetto al centro del cratere, al cui interno proliferavano rane e bisce.Presso le Terme di Agnano, l'attività termale generata dal sottosuolo viene utilizzata per offrire trattamenti rilassanti e terapeutici, che alleviano i dolori ossei e muscolari.Il sito vanta interessanti e antiche rovine romane, in seguito sommerse quando lo specchio d'acqua si espanse in epoca medievale. Il lago venne prosciugato nel 1870 e la vasta rete di canali realizzata per l'operazione è tuttora in uso.L'insolita Grotta del Cane presenta un curioso fenomeno naturale per il quale a livello del terreno permane costantemente uno strato di biossido di carbonio. Così, mentre le persone possono entrare senza problemi, dopo un po' i cani svengono a causa del gas. In passato i visitatori potevano assistere a una dimostrazione dal vivo, ma per fortuna dei cani di Agnano questa consuetudine è stata abbandonata con la bonifica di fine '800.All'Ippodromo di Agnano, uno dei più antichi e famosi d'Italia, si riuniscono folle di appassionati per seguire i numerosi eventi in programma nel corso dell'anno. Oltre a ospitare il Gran Premio Lotteria di Agnano, una manifestazione di livello internazionale, presso la struttura si tengono anche concerti, mercati e non solo.Con un'offerta che spazia da crateri ricchi di vegetazione ad antiche terme romane e da grotte che nascondono insidie a cavalli al galoppo, Agnano è uno dei fiori all'occhiello più intriganti e meno conosciuti dei pacchetti vacanze a Napoli.
 

patrizio

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MERANO



La storia
L’ippodromo, conosciuto come “Maia”, si trova vicinissimo al centro di Merano storicamente rinomata come luogo di villeggiatura e stazione termale.Impianto unico nel suo genere ad essere situato nel cuore delle Alpi, di fronte alle sue tribune si stagliano le montagne del Gruppo del Tessa. Fu inaugurato nel 1935, in occasione della prima edizione del Gran Premio Merano, ancora oggi una delle corse ad ostacoli più prestigiose, tecnicamente valide e ricche del panorama internazionale.E proprio in virtù di questa specifica completezza e dotazione del suo circuito, presso l’ippodromo di Maia convergono stabilmente scuderie da tutto il territorio europeo, che vedono in Merano sia l’ideale crocevia di confronto delle competizioni ostacolistiche continentali, sia una pista di grande qualità per le corse in piano.Unanimi sono infatti i commenti di addetti ai lavori e pubblico, che esprimono entrambi apprezzamento per le caratteristiche tecniche delle sue piste e dei suoi percorsi, riconosciuti tra i più selettivi d’Europa.Stagione e caratteristicheLa stagione delle corse attualmente inizia a maggio e termina ad ottobre, con una breve pausa nel mese di luglio, per un totale di circa 20 giornate di competizione e 140 corse, quasi sempre la domenica e in alcuni casi coincidenti con altre festività.All’ippodromo di Maia vengono disputate principalmente corse ad ostacoli nelle specialità siepi, steeple-chase, e cross-country, nelle quali i cavalli gareggiano suddivisi per età (tre, quattro, cinque anni ed oltre).L’ippodromo di Maia, seppur considerato la cattedrale dell’otstacolismo italiano, offre  una attenzione particolare ed importante anche alle corse in piano, sia quelle riservate ai fantini professionisti, che a luglio e ad agosto grazie al clima meno torrido, trovano qui la sede ideale,  sia per le amazzoni e i cavalieri dilettanti.
 

patrizio

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IPPODROMO DI SAN ROSSORE(PISA)


L'unico ippodromo italiano immerso in un bellissimo parco naturale, circondato da alberi secolari, animali e natura incontaminata. Oltre il brivido della scommessa, un'oasi di pace e bellezza.

La pista da corsa dell’Ippodromo di San Rossore (detto Prato degli Escoli) è stata tracciata nel 1829 da Leopoldo II di Lorena. La prima riunione corse è avvenuta il 3 aprile 1854 e nel 2004 si è festeggiato il 150° anniversario di questo avvenimento. La corsa di maggior prestigio, che vi si corre dal 1885, è il Premio di Pisa, Listed Race riservata ai cavalli di tre anni sui 1.600 metri. Dal 1998 è stato riportato nel programma di corse il Criterium di Pisa, la cui prima edizione risale al 1885 e che era poi stato sospeso nel 1912, che ha trovato collocazione a metà dicembre. Dopo il successo delle prime edizioni, il Criterium dal 2002 è stato promosso a Listed Race. La prova è riservata ai cavalli di due anni e la distanza è quella del chilometro e mezzo.
Le altre corse ricche di fascino e storia sono i Premi Andred, Enrico Camici, Federico Regoli, Thomas Rook e Andreina, tutti ampiamente descritti nel capitolo dedicato alle corse principali di San Rossore.

La pista media in erba ha uno sviluppo di circa 1.610 metri e una larghezza di 32 metri; le diritture sono lunghe 530 metri e le curve hanno un raggio di 85 metri. La pista è dotata di due racchette che ne prolungano le diritture di 120 metri e dalle quali partono le corse dei 1.500 e dei 2.200 metri. La pista per le corse in ostacoli, situata all’interno della pista per le corse in piano, ha forma di “otto”, è larga 15 metri ed ha uno sviluppo circolare di 1.474 metri. Lo sviluppo con le due diagonali, lunghe rispettivamente 265 e 315 metri e larghe 25 metri, consente di effettuare un giro di 1.527 metri. E’ allestito un percorso in siepi ed uno in steeple-chases, con i seguenti ostacoli: siepi, siepe sbarrata, sieponcino, oxer, talus, fence, muro e riviera. All’interno del prato sono stati creati tre ostacoli per poter disputare anche le corse su percorso di campagna (cross country).
Dall’autunno 2003 la pista piccola interna è stata utilizzata per effettuare alcune corse in piano.
L’ippodromo dispone di una tribuna coperta e di una scoperta e la capienza complessiva è di circa 10.000 posti. Le strutture per il pubblico si completano con un ristorante, una trattoria – pizzeria, quattro bar, un parco giochi, il bancomat ed un ampio parcheggio auto. Un maxi schermo di ultima generazione è posto poco dopo il traguardo.

La pista nuova
Il 1° novembre 2010 è stata inaugurata una nuova pista a San Rossore. La pista permette la disputa di corse fino a 1.750 metri con una sola curva e la possibilità di avere anche distanze classiche come i 1.600 e i 2.400 metri. Il manto erboso è stato realizzato con una tecnica di inerbimento appositamente studiata e brevettata. La pista nuova è caratterizzata da un andamento altimetrico vario, con una leggera discesa che inizia all’imbocco della nuova grande curva (150 metri di raggio) e una salita che porta all’ingresso in retta d’arrivo che viene di fatto allungata di circa 100 metri rispetto al tracciato storico che rimane inalterato.
L’ampiezza del raggio di curvatura (150 metri) consente di programmare corse di qualità per cavalli d’eccellenza.
Dall’autunno 2015, partendo da una piccola racchetta realizzata prima dell’imbocco della grande curva, a San Rossore si disputano anche le corse sulla minima distanza dei 1.000 metri.


Il clima di San Rossore

Il clima di Barbaricina è tipicamente mediterraneo, con precipitazioni annue piuttosto modeste e temperature medie annuali assai elevate (circa 15°C). La distribuzione delle precipitazioni e la mitezza del temperature anche invernali, agevolano indubbiamente lo svolgimento di una regolare attività ippica, sia per l’allevamento e l’allenamento sia per la vera e propria competizione. Ancora di particolare interesse per l’attività ippica di Barbaricina è la eccezionale costituzione pedologica dei terreni di San Rossore sui quali sono stati nel tempo realizzati sia l’ippodromo che le diverse piste di allenamento. L’intera “area ippica” è infatti caratterizzata da suoli che in superficie hanno una notevole componente sabbiosa, con scarsa presenza di materiali limosi ed una pressoché assoluta mancanza di argilla. Questa particolare caratterizzazione pedologica, se da una parte impone una attenta gestione dell’acqua di irrigazione durante tutto il periodo estivo, costituisce senz’altro un “substrato” ideale per l’esercizio ippico durante tutto il periodo autunno-inverno. Anche in questa stagione, infatti, l’acqua di pioggia, di per sé stessa piuttosto contenuta, viene smaltita dal terreno con assoluta facilità e le piste, sia in erba che in sabbia, risultano galoppabili pressoché in tutti i giorni dell’anno.

Tipologie di terreno
Le condizioni meteo influiscono molto sul terreno delle piste e di conseguenza sulla resa dei cavalli da corsa. Pioggia, umidità, sole rendono il terreno più morbido o più duro cambiando sensibilmente le prestazioni dei purosangue. Con un apposito strumento prima di ogni giornata di corsa viene misurata la condizione del terreno. L’esito viene poi ufficializzato dai commissari di pista e un cartello viene esposto presso la zona del peso.
Le diverse gradazioni secondo i criteri internazionali sono:
duro
buono
morbido
leggermente pesante
colloso
pesante
molto pesante



 
 

patrizio

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TORINO

Quando la Società Torinese per le Corse dei Cavalli, nel 1927, fu rifondata sulle ceneri di una precedente società bruciata da una gestione infelice, si correva al galoppo a Mirafiori. Per quel tempo quell’ippodromo era un gioiellino e tale continuò ad essere per anni, fino a quelli della guerra e così è rimasto nei miei ricordi. Era all’allora estrema periferia, un articolato servizio tranviario lo collegava alla città. Aveva davanti la Fiat, il nuovo stabilimento della Fiat. L’ippodromo sorgeva lungo via Onorato Vigliani, la dirittura di fronte era praticamente sull’asse di quello che è oggi corso Traiano. Allora Torino aveva un solo ippodromo ed un solo ippodromo ha oggi, dopo ottant’anni. Quello era di galoppo, questo è di trotto. In mezzo un lungo periodo con Mirafiori a “doppio servizio” con la pista del trotto interna a quella del galoppo, poi con i due ippodromi, l’uno in faccia all’altro a Vinovo. Fino al 2002.
Mirafiori era il terzo vero ippodromo di Torino dopo quelli del Giaione e degli Amoretti, anche se di un ippodromo precedente si ricordava nell’attuale via San Secondo. Allora praticamente la città finiva a corso Vittorio, la stazione di Porta Nuova non c’era. Prima ancora, durante l’occupazione napoleonica, antiche cronache parlano di corse lungo via Dora Grossa, oggi via Garibaldi, allora naturalmente in terra battuta. L’arrivo in Piazza Castello, la partenza sullo stradone di Francia.
Era sempre galoppo a Torino, da quando nel 1773 Vittorio Amedeo II aveva dato vita agli allevamenti reali. Di trotto ci fu soltanto qualche corsa intorno alla fine del 1800 in alcuni appuntamenti che erano raccontati come più delle feste che delle riunioni. La guerra risparmiò Mirafiori, dove ci fu soltanto qualche pomeriggio di corse nel ‘44 e una riunione si stava preparando per la primavera del ’45. Molti sparirono in quell’aprile ma c’era chi lavorava in silenzio e già nel maggio di quell’anno le corse ripresero con la loro cadenza domenicale. E fu quell’anno che ci fu per la prima volta un accenno di riunione autunnale.
Nella Torino del dopoguerra Mirafiori visse una vita felice, aumentò le giornate di corse in primavera, diede vita alla riunione d’autunno, aggiunse il trotto abilmente ricavando una pista di un chilometro all’interno di quella del galoppo e senza sacrificare il percorso d’ostacoli. Ma intanto la città si faceva sempre più vicina, quei terreni erano e diventavano sempre appetibili. Finché arrivò la svolta. Furono Bianchetti e Marangoni a pensare. In grande, per il nuovo ippodromo, che doveva essere doppio, uno per il trotto, che aveva fatto con successo crescente la sua comparsa fin dal ’48 ed uno per il galoppo.
La chiusura di Mirafiori porta la data 1958.
I primi anni a Vinovo furono più che soddisfacenti, il pubblico non mancava mai nei giorni festivi, nelle notturne al trotto. Mentre per il trotto l’attesa fu lunga ma con la possibilità di alternative, molte scuderie, anche ormai di lunga tradizione che avevano dato vita al galoppo a Mirafiori non c’erano più. Si erano dissolte non accettando di trasferirsi, di andare a correr altrove, di cercare spazi dove allenare i cavalli. Scomparvero proprietari che erano più che dei nomi nella Torino che soprattutto nel galoppo conservava un’antica tradizione sabauda, proprietari che sarebbero stati utilissimi nella difesa del galoppo all’inizio degli anni 2000. Scomparvero allenatori che rinunciarono e con loro non tornarono più sulla scena scuderie anche piccole che permettevano di avere un solido nucleo di base locale.
La morte del dott, Emanuele Nasi che era un po’ un nume tutelare del galoppo torinese, passaggi di proprietà della Società fecero il resto.

 
 

patrizio

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MONTECATINI 

La nascita dell’ippodromo del trotto di Montecatini Terme risale al 1916 quando, in piena Prima Guerra Mondiale, i terreni furono acquistati dal barone Giuseppe Petrone, un nobile italo argentino molto legato alla località termale. Fu il primo ippodromo per corse al trotto della cittadina termale. La gestione dell’ippodromo era affidata alla Società Nazionale Corse di Milano, diretta dallo stesso Petrone e dal commendatore Giuseppe Sesana. Quest’ultimo ne acquisì l’intera proprietà nel 1934, lo intitolò a proprio nome e portò a termine lavori di ammodernamento e riqualificazione.
Con la scomparsa di Giuseppe Sesana, l’ippodromo passò di proprietà in proprietà. Nel 1953  il gestore Carlo Zanasi iniziò la tradizione del Gran Premio Città di Montecatini, la principale corsa annuale disputata nell’impianto. Nel 1995 l’ippodromo Sesana di Montecatini viene acquisito da Snai Servizi Srl, ora Gruppo Snai. Nel 2016 ha festeggiato 100 anni di attività.

STRUTTURA:
L’Ippodromo SNAI Sesana di Montecatini Terme si trova in provincia di Pistoia ai piedi delle della Valdinievole, è proprietà di Snaitech S.p.A., insieme agli altri Ippodromi Snai: La Maura trotto e San Siro galoppo di Milano.

L’impianto montecatinese rappresenta uno dei principali ippodromi del centro Italia perché molto radicato nel contesto urbano e culturale della città termale, meta per turisti provenienti da tutto il mondo. La storia dell’Ippodromo ha già superato il secolo ed ha visto affrontarsi sul circuito grandi campioni del calibro di Tornese, Crevalcore, Wayne Eden, The Last Hurrà, Delfo, Mack Grace Sm e del celeberrimo Varenne. Il fulcro della stagione cade ogni anno nel mese di agosto e, in special modo, il giorno 15 con il Gran Premio Città di Montecatini molto gradito agli abitanti del territorio tanto da riempire l’intero impianto. Il “Gran Premio di Ferragosto”, così soprannominato, è una vera e propria festa aperta a tutti e gratuitamente in cui oltre allo spettacolo in pista sono programmati eventi e attività d’intrattenimento a bordo del circuito. Clou di questa notturna è lo spettacolo di mezzanotte quando, spenti i riflettori della pista, si dà avvio allo spettacolo pirotecnico.

L’Ippodromo è dotato di un impianto di illuminazione che consente una perfetta visione delle corse durante la programmazione in notturna. La tribuna coperta accoglie duemila spettatori comodamente seduti, la sala stampa e la sala regia dell’ippodromo, mentre il parterre e lungo tutto il bordo pista l’impianto può ospitare oltre 8mila persone ed offre la possibilità di allestire stand ed eventi espositivi. In più esiste un’area apposita per i bambini dotata di giochi, giostre, scivoli e campetti di pallavolo e pallacanestro.

Inoltre presenta vari punti ristoro, come il ristorante panoramico posto sopra il livello della pista. Da questa posizione privilegiata è possibile ammirare tutto il circuito dell’Ippodromo SNAI Sesana, Montecatini Terme alta e le colline della Valdinievole. In questo suggestivo contesto il ristorante accoglie 250 coperti con tavoli tutti al coperto. Ogni tavolo è munito di schermo video per non perdere lo svolgersi della corsa. Il menù offerto propone carne e pesce secondo ricette che raccontano la miglior tradizione toscana e montecatinese, accompagnati da una selezione di vini autoctoni. Durante gli eventi più importanti è consigliato prenotare almeno una settimana prima in quanto, come spesso accade, il ristorante è al completo. Nella location è presente anche un bar e una piccola sala di circa 70 metri quadri, per presentazioni di eventi alla stampa e cerimonie di premiazione e un’altra sala con vetrate per organizzare feste esclusive per pochi intimi (circa 40 metri quadri).

Il bar pizzeria è ubicato sotto il portico della tribuna, tra l’ingresso dell’Ippodromo SNAI Sesana e la pista da corsa. È un locale al chiuso con una superficie di 80 metri quadrati e ospita un bancone bar che offre snack, caffè e bevande di ogni genere. Per la parte pizzeria sono disponibili 30 coperti ai quali possono aggiungersi altri tavoli all’aperto, coperti da una tettoia. È il luogo ideale per piccoli e veloci pasti prima dell’inizio del convegno di corse.

Aperto solo durante gli eventi più importanti, il Chiosco Bar si trova a bordo pista, poco distante dalla tribuna. In questa location sono disposti una dozzina di tavolini per potersi accomodare e godersi la serata. Il banco bar, a forma circolare, offre snack, panini, pizzette, gelati e bevande di ogni genere. È posto in un’area appartata rispetto alla tribuna e al pubblico presente durante le corse, il che dà modo ai clienti, e in particolar modo alle famiglie, di potersi rilassare con i propri bambini.

Aperto da primavera sino alla fine dell’estate, l’Ippodromo Snai Sesana include una programmazione di corse in notturna tra giugno e settembre ai quali, per quelli più importanti, vengono organizzati eventi ed attività collaterali.

Le scuderie comprendono 500 box, con sellerie, fienili, mascalcie, un tondino di esercizio al coperto, diversi box di isolamento e servizi per il personale, ristoranti e bar, e ampi parcheggi riservati.

Alla sinistra dell’ingresso principale dell’ippodromo è situato Il Museo Varenne uno spazio espositivo che si estende superficie coperta e chiusa di circa 100 metri quadri, più altri 40 all’aperto ma riparato da una tettoia, accoglie una mostra permanente che racconta la storia degli ultimi decenni del Sesana. Oltre alle immagini più belle di Varenne al Sesana, sono esposte le foto dei momenti più esaltanti e delle edizioni del Gran Premio Città di Montecatini. Ampio omaggio anche ai più noti driver toscani e non solo, e così per gli allenatori e i proprietari che, grazie al loro carisma e passione, hanno reso speciale l’impianto del trotto montecatinese. Sempre all’interno di questo museo sono ubicati dei totem che raccontano l’importanza degli altri appuntamenti più noti ed attesi della stagione, tra i quali spicca il Gran Premio Nello Bellei. In più esiste un’area riservata ai cimeli dell’ippica e dell’Ippodromo, come le macchine per il fotofinish e le punzonatrici, mentre fa bella presenza di sé una carrozza d’epoca che, al momento delle premiazioni delle corse più importanti, viene utilizzata in pista come giro d’onore per i driver, gli allenatori e i proprietari dei cavalli che si sono aggiudicati il gran premio.

PISTE DA CORSA:

L’ippoderomo di Montecatini è dotato di una pista lunga 804,5 metri ed una larghezza massima di 20 metri in retta d’arrivo e una minima di 17,30 nella curva detta “torrente Borra”.

RETTA D’ARRIVO:

La retta d’arrivo dell’ippodromo Sesana è lunga 170 metri e nella dirittura d’arrivo è dotata di “open stretch”, una corsia interna che permette ai cavalli dietro al leader della corsa di tentare il sorpasso all’interno senza rimanere intrappolati.

RECORD DELLA PISTA:

15/08/2020 – VERNISSAGE GRIF 1.10.2


 

 

 
 

patrizio

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ARCOVEGGIO BOLOGNA



L'ippodromo dell'Arcoveggio
In via Corticella all'Arcoveggio è inaugurato il nuovo ippodromo progettato da Umberto Costanzini (1897-1968) con Ulisse Bandiera.

L'impianto, per i tempi innovativo, è stato voluto fortemente dall'ex podestà Arpinati. Primo Castelvetro, esperto di trotto, lo definisce “splendido, elegante, completo”.

La tribuna “super sottile” è una delle prime in Italia e la più ampia tra quelle completamente a sbalzo, senza pilastri di sostegno. I calcoli della struttura sono opera dell'ing. Armando Villa (1897-1958).

Nell'ampio parcheggio, circondato da alberi di alto fusto, possono essere accolte le vetture di tutti gli spettatori. Le scuderie hanno box completamente in muratura.

Specializzato per il trotto, l'ippodromo dell'Arcoveggio conoscerà ogni anno due periodi di riunioni equestri, con una sospensione estiva, durante la quale le corse si sposteranno sulla riviera adriatica, utilizzando l'ippodromo Savio di Cesena.

Nel dopoguerra alcuni cavalli, come Tornese e Crevalcore, sapranno dividere i gusti del pubblico e il tifo, come i campioni del ciclismo o della boxe.

Nel 1932 è allestito a Bologna anche un campo ostacoli, che nel 1948 diverrà ippodromo militare. Si trova ai Giardini Margherita ed è gestito dalla Società del Cavallo da Sella.
 

patrizio

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IPPODROMO MONTEGIORGIO


Quello che da anni contagia la famiglia Mattii, titolare dell’ippodromo San Paolo di Montegiorgio. Oggi, dopo la recente scomparsa di Elio, il più giovane, impegnato da sempre nella gestione dell’ippodromo, è rimasto il solo Mario, già professore di radiologia a Bologna, ormai trasferitosi stabilmente a Montegiorgio con il compito di responsabile tecnico dell’ippodromo. Allora, negli anni ‘60 del secolo scorso, quando decisero di costruire un ippodromo in mezzo alla campagna, impresa ritenuta dai più una follia, erano in cinque .

 Con i già citati Elio e Mario c’erano anche Basilio, Lanfranco e Giovanni, personaggi di un’ippica vissuta nella maniera più genuina. Su tutti il padre Dante, conoscitore del mondo, intraprendente, abile negli affari, ancorato alla tradizione ma con la vista proiettata nel futuro. Gia nel ’44 aveva cavalli in scuderia da Alfredo Cicognani a Roma.

 Erano gli anni della ricostruzione, delle idee nuove che, di certo, ai Mattii non mancavano, alimentate, nel cloro caso dalla passione per le corse dei cavalli che a quel tempo nella zona si svolgevano su strada, vere e proprie sfide paesane sulle quali si finiva col favoleggiare immortalando le qualità dei cavalli e magnificando le abilità dei guidatori. Su quella passione che si diffondeva nel territorio si poteva costruire qualcosa di solido. Questo pensarono Dante e figli.

 Proprietari terrieri e affittuari di terre anche nella vicina Umbria, decisero di investire buona parte del patrimonio nell’ippica. Nei primi anni sessanta, quelli del boom economico, costruirono la prima pista da corsa su un terreno sito a Piane di Montegiorgio, acquistato pochissimi anni prima dall’Università di Lovanio (Belgio). 
Un tracciato da 800 metri dove per quattro, cinque anni si svolsero corse non ufficiali. Il riconoscimento da parte dell’U.N.I.R.E., fortemente voluto dalla famiglia Mattii, arrivò nel 1969. quell’anno le giornate concesse dall’Ente furono otto. Fu subito un successo di pubblico che affluiva anche dai paesi limitrofi, prima attratto dalla novità, poi, col passare del tempo, sempre più preso e coinvolto dallo spettacolo delle corse.

 La forza di volontà, la grinta, la lungimiranza, unite a una certa dose di coraggio sostenuta dalla convinzione che in periferia per migliorare bisogna mettersi in gioco, hanno determinato la continua crescita del San Paolo. Oggi l’ippodromo di Montegiorgio può vantare diversi primati. E’ l’ippodromo che ha promosso importati innovazioni tecniche nel settore del trotto, il primo a dotarsi di una racchetta di lancio, quello che ha inventato manifestazioni ippiche successivamente imitate da altri ippodromi.
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La pista da corsa è lunga 800 metri e risulta costituita da un anello composto da due rettilinei, due archi di cerchio e quattro curve clotoidi.

Lunghezza rettilinei=126,372 m+clotoidi 60 m=186,392
Lunghezza archi circolari delle curve=153,628 m
Larghezza in corrispondenza della retta d’arrivo=21,00 m
Larghezza retta opposta=22,00 m
Larghezza curva archi circolari=18,00 m
Pendenza trasversale lungo i rettilinei=5%
Pendenza lungo gli archi circolari=12%
Larghezza open-stretch=3,00 m
Lunghezza open-stretch=131,372 m + tratto di invito pari a 15,00 m
Larghezza pista interna rettilineo arrivo=12,00 m compresa open-stretch
Larghezza parte restante della pista(pista interna)=9,00 m


PISTE D’ALLENAMENTO
Tondino interno, tondino esterno, piste dritte, doma puledri
Il tondino interno è localizzato nell’area delle scuderie e è utilizzato sia per l’allenamento dei cavalli sia per il riscaldamento prima della corsa. L’anello ha uno sviluppo di 280 m alla corda ed è largo 10 m. Sul prato interno sono localizzate due giostre azionate da motori elettrici per passeggiare i cavalli.

Il tondino esterno si trova ad ovest dei parcheggi riservati al pubblico. Occupa una superficie complessiva di 2600 mq di cui 1100 sono per la pista.

Le piste dritte di allenamento sono localizzate in un’area posta ad est dell’ippodromo. Sono due: una di circa 18 m l’altra, più stretta, di circa 9 m. la lunghezza è la stessa per entrambe pari a circa 700 m.

La doma puledri è un ampio piazzale che si trova nell’area compresa tra la pista da corsa e la strada che porta alle piste dritte. L’area utile è di 3000 mq

Paddocks
Nell’area ad ovest esistono ampi paddocks per i cavalli, utilizzati dai guidatori – allenatori di stanza all’ippodromo. In tutto occupano un’area complessiva di 17.000 mq e sono attualmente in numero di 35.

Scuderie
Il settore delle scuderie, dotato di 300 boxes, comprende anche 28 sellerie, 2 magazzini, 3 mascalcie, una letamaia, servizio veterinario, boxes di isolamento, ambulatorio e clinica veterinaria completa di sala operatoria e gabinetto radiologico, alloggi e servizi per il personale, bar e parcheggio riservato.



AMMODERNAMENTO DELLA PISTA  DA CORSA MEDIANTE REALIZZAZIONE DI CORSIA DI PARTENZA

Nel novembre 2000 la pista da corsa è stata modificata mediante una costruzione di una bretella pressoché dritta della lunghezza di 350 metri e larghezza pari a 30 metri che si immette nella pista da corsa al termine della prima curva del tracciato stesso. Con tale intervento si è realizzata una classica pista “con racchetta”, particolarmente bilanciata, pur in un anello da 800 metri, perché dotato di pendenza molto accentuata sia in retta che in curva con raccordi “a clotoide” nelle curve efficienti ed ampiamente sperimentati e graditi. In tal modo si ottengono i seguenti vantaggi:
1. viene eliminata la prima curva dopo il lancio che notoriamente determina la più spiccata difficoltà e pericolosità in tutte le piste, anche da 1000 metri,
2. permette ad un anello da ½ miglio di disputare corse sul miglio con tre sole curve come avviene nelle piste sa 1000 metri;
3. consente una lunga fase di lancio, circa 550 metri, con assestamento delle posizioni, maggiore sicurezza in corsa perché minore è la possibilità di contatti fra i concorrenti nella fase iniziale subito dopo il lancio ed infine maggiore velocità complessiva prima di arrivare alla curva (ex seconda curva);
4. dà la possibilità di effettuare partenza con i nastri “alla francese” per la costruzione di una corsia ad anello all’inizio della bretella che permetta di disputare corse sui 1750 metri o sui 2550 metri, particolarmente adatte nella preposizione sulle lunghe distanze specie nelle TRIS.
In definitiva offre maggiori vantaggi delle piste da 1000 metri senza rinunciare alla spettacolarità delle piste da ½ miglio.

La racchetta è stata realizzata in rilevato rispetto al piano di campagna, utilizzando del materiale arido di cava per la sopraelevazione e la sagomatura della pista stessa; lo strato di finitura è in sabbia calcarea come è stato già realizzato per la pista principale. La racchetta sarà dotata di impianto di illuminazione con 12 torri faro dell’altezza di 18 metri fuori terra ciascuna con 7 proiettori della potenza di 2000 W con lampade a ioduri metallici dello stesso tipo di quelle istallate nella pista. Tutta la racchetta è stata recintata in continuità con la pista e sono state inoltre realizzate le opere di raccolta dell’acqua piovana che viene smaltita verso il fosso sottostante attraversando in tre punti la racchetta stessa. Sono stati inoltre realizzati l’impianto di cronometraggio e quello di amplificazione, nonché, su richiesta della commissione tecnica incaricata dall’U.N.I.R.E., tre nuove postazioni fisse per la ripresa televisiva della corsa nella fase di partenza in modo da permettere un migliore ed efficace controllo da parte della giuria ed una migliore visione da parte del pubblico presente all’interno dell’Ippodromo.
 
 

patrizio

Utente
MONTEBELLO-TRIESTE

05.05.2018 – 09.00 – 

L’ebbrezza della corsa, la compulsione alla scommessa, la bellezza dell’equitazione: dal basso medioevo ai giorni nostri le famiglie abbienti triestine hanno sempre dimostrato una passione per i cavalli, il mondo dell’ippica e delle corse.

Nell’ottocento, ancor prima della costruzione dell’Ippodromo di Montebello, il prestigio delle famiglie borghesi si misurava anche nella bellezza dei destrieri ospitati nelle scuderie. Qualsiasi il tempo o il luogo, c’era sempre spazio per una corsa, dalla piana di Zaule, al cortile della Caserma Grande, addirittura allo spiazzo retrostante il Palazzo Comunale. Competizioni individuali tra giovani scapestrati o come nella maggior parte dei casi, fiaccherai reclutati sul posto, alla guida di cavalli da tiro, meglio abituati a trainare il carro del legname o la carrozza, che a concorrere in gara. Lo sport, in questa fase, prima della costruzione dell’Ippodromo, appare ancora amatoriale, una sfida tra appassionati.


Verso il 1890 il cav. Antonio de Volpi, grande appassionato di equitazione, promosse un comitato di raccolta fondi a Trieste per la costruzione di un moderno Ippodromo: raccolte 195000 corone, si procedette così ad acquisire un’area dalla via Settefontane a Cattinara, all’epoca verde campagna. Il passo successivo consistette nella fondazione della Società delle Corse, che acquisì a sua volta dal comitato il terreno, onde costruirne l’impianto sportivo.

In tempi straordinariamente brevi e come nel caso del Porto Vecchio e del Gasometro di Broletto, con fondi privati, nel 1892 era già stato completato l’anello per le corse, i primi e i secondi posti e il palco sotto la montagnola. Lo spazio interno della pista sarebbe poi stato destinato ai terzi posti e alle carrozze, che avevano entrata libera. Solitamente chi arrivava in carrozza ammirava la competizione direttamente sul posto, come nell’equivalente di un drive-in ottocentesco.

Il 4 settembre 1892 l’Ippodromo di Montebello fu inaugurato ufficialmente, con grande pompa e cerimonia: quindicimila persone seguirono col fiato sospeso la prima corsa “storica”. Stando alle cronache del tempo, nobiltà e borghesia gareggiarono nel lusso, con carrozze e traini estremamente elaborati. In pista erano presenti sei cavalli, ovvero Mizika, Drug, Baldo, Pepa C., Drobinin e Peiatyn. Vincitore assoluto, lo stallone russo “Drug” del cav. Artelli. Il giro totale di scommesse, alla fine della corsa, ammontava già a 4590 fiorini, un’autentica fortuna, mentre il totalizzatore aveva erogato al vincitore 28 fiorini per 5. Infine, il trottatore vincente conquistò un rispettabile premio di 1500 franchi d’oro, con il tempo di 1’44” al chilometro.

Perchè pagare con franchi d’oro? Il comitato e la correlata Società delle Corse scelsero questa valuta, invece delle corone, per appoggiare le scuderie italiane, che altrimenti sarebbero state danneggiate dalle oscillazioni del cambio. Una beffa verso l’Austria, dunque, anche se nello spirito sportivo dell’Ippodromo.

L’inaugurazione fu un evento di spessore per tutta Trieste, preannunciato da una pregiata serie di cartelloni/programmi disegnati da Erminio Croci. Il comitato, guidato dal conte Alberto de Poja, propose nell’occasione una stagione lirica al Politeama, commedie alla Fenice, concerti e cori sulla Piazza Grande (oggi Piazza Unità) e gite in golfo con piroscafi. Verso la sera, musica e serenate sul mare con il coro comunale e l’orchestra, alla presenza di “galleggianti artistici e illuminazioni fantastiche”. A S. Andrea, passeggiate e cavalcate, con l’inaugurazione di un chiosco per la banda.



L’Ippodromo fu chiuso durante la Prima Guerra Mondiale, quando il blocco ai commerci impose il suo riutilizzo come terreno su cui coltivare rape e patate. Con il passaggio di Trieste all’Italia, l’Ippodromo fu reso di nuovo agibile dai genieri italiani e il 19 gennaio 1919 ospitava la festa d’armi della Terza Armata vittoriosa.

Le corse ripresero ufficialmente nel 1922, mentre dal 1937 l’originaria Società delle Corse chiuse, sostituita dalla Società Triestina Trotto. La Seconda Guerra Mondiale significò una nuova pausa per la struttura, rammodernata poi nel 1955, in seguito a un grave incidente con la Bora, che aveva scoperchiato le tettoie di legno.

Gli anni tra il 1950 e il 1960 furono il canto del cigno degli ippodromi, i quali vennero già danneggiati nel 1970, con il taglio dei fondi pubblici. Gradualmente, specie negli ultimi trent’anni, l’industria di stato del gioco d’azzardo si è espansa oltre la semplice scommessa “sui cavalli”, riempiendo di mille possibilità edicole e tabaccherie, senza considerare slot machine e scommesse su Internet. Una delle scusanti più forti per andare all’Ippodromo è andata così persa, non essendo più fondamentale seguire “dal vivo” la corsa. In cambio, oggigiorno entrare all’Ippodromo di Montebello e seguire le corse è gratuito, con il considerevole vantaggio di non avere altra compagnia che altri appassionati.




 
 

patrizio

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FIRENZE -VISARNO


L'ippica nazionale è stata costruita con l'apporto fondamentale della Toscana, regione in cui la tradizione degli sport equestri ha recitato un ruolo di primaria importanza a partire da due secoli orsono.

La Corsa dell'Arno, la competizione piu' antica del Galoppo, nacque a Firenze in maniera spontanea,da una sfida fra gentiluomini anglosassoni di nobile stirpe, che, il 22 giugno 1827, alle ore 16, diedero vita alle prima corsa omologata con le iscrizioni ed impreziosita da un ricco montepremi di ben 170 zecchini.

Il primo vincitore fu il grigio Riber, cavallo di quattro anni appartenente a Mister Bering. Questo episodio in breve tempo si diffuse come evento sensazionale presso le principali corti europee e la città del Giglio, mondana ed artistica, godette di una notevole notorietà internazionale, che si incrementò per tutto il diciannovesimo secolo.

L'ippodromo del Visarno nacque nel 1847 a breve distanza dai prati del Quercione, dove si svolsero le prime gare. Più recente invece la storia del Trotto fiorentino, che si avvia ufficialmente dal 1891 con l'inaugurazione dell'ippodromo Le Molina, successivamente denominato Le Mulina e gestito dalla Società Fiorentina.

Firenze funse da catalizzatore alla passione genuina dei toscani verso il cavallo da corsa ed attraversando poco meno di 200 anni di storia, di guerre e di trasformazioni socio-culturali profonde, essa non è mai venuta meno, consolidandosi in nove ippodromi funzionanti nella sola regione, considerata l'autentica culla dell'ippica italiana.

La Società Villa Glori rilevò nel 1993 la gestione dei due ippodromi fiorentini, per poi cederla a Ippodromi & Città dall'Aprile del 2000.La precedente società adottò una innovativa strategia, finalizzata a collegare saldamente gl'ippodromi alle componenti sociali, culturali e storiche della città, radicandosi pienamente al tessuto connettivo fiorentino e a tal scopo promosse congressi ,mostre, manifestazioni artistiche, tradizionali e sportive, imponendosi autorevolmente all'attenzione della cittadinanza.

Ippodromi & Città investì corposamente in beneficenza e in solidarietà, evincendosi per sensibilità e per concorso sociale. La Corsa dell'Arno, decaduta negli ultimi anni, venne opportunamente rivitalizzata con l'abbinamento a grandi manifestazioni, che provocarono l'interesse di migliaia di spettatori, in netta controtendenza alla deprimente realtà ippica nazionale, che già dalla fine degli anni Novanta denunciava un avanzato stato di criticità nell'affluenza di pubblico.

Per mezzo di frequenti investimenti, che comportarono un notevole miglioramento della qualità delle corse sia al trotto che al galoppo, Firenze crebbe ulteriormente e sul piano della raccolta del gioco,sempre figlia dell'interesse del pubblico locale e nazionale, Le Mulina Trotto nel 2005 raggiunse con una media a giornata di 829.899 euro di scommesse la terza posizione assoluta nel settore, mentre nel 2006 ottenne la seconda posizione con 795.484 euro.

Dal 2000 al 2006 l'aumento fu verticale ed esponenziale con un più 102%, più unico che raro. Dal 2008 avvenne un forte decremento del gioco sia in sede locale che nazionale, unitamente al sempre più marcato disinteresse del pubblico.

La Corsa dell'Arno nel 2001 resta la perla preziosa degli ultimi anni, avendo stabilito con 13 mila presenze il primato assoluto di pubblico in Toscana e ciò rappresenta certamente uno dei migliori dati dell'ippica italiana.

Trotto e Galoppo a Firenze procurano subito dopo il calcio il pubblico più numeroso in assoluto, superiore a tutti gli altri sport seguiti dai fiorentini.

 
 

patrizio

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Taranto Paolo VI



STORIA:
L’ippodromo Paolo VI di Taranto viene costruito nel 1974 grazie ad un’idea del 35enne Donato Carelli. L’UNIRE di allora spinge verso Bari o Lecce, ma il tergiversare genera il terreno fertile per l’allora imprenditore tarantino, titolare della CALIBRÌ, che non ci pensa su due volte e posa la prima pietra di quello che diventerà il fiorente ippodromo Paolo VI. In contrada Terra Rossa sulla strada provinciale Taranto – Montemesola, in pochissimo tempo viene allestita la pista e poi gradualmente tutto il circondario, le strutture e quant’altro.

È il periodo dell’austerity e la gente non potendo circolare con le auto, la domenica raggiunge la neonata struttura ippica che emette i primi vagiti. Nasce come pista privata e già i primi appassionati hanno un forte interesse verso i cavalli. Marrazza, Rosa, Palma Modoni, l’indimenticabile avvocato che poi diverrà il presidente dei proprietari Francesco Tamborrino, De Bellis, proprietario e allevatore, sono questi i pionieri del “Paolo VI”.

L’ippodromo tarantino nasce sotto la griffe della SIFJ S.p.a, la società che da sempre ha gestito la struttura ippica jonica, ma l’apertura ufficiale avviene nel 1978. La prima giornata di corse è datata 29 giugno 1978. E nello stesso anno parte il Gran Premio Due Mari. Sull’onda lunga dell’ippica nazionale Taranto si pone alla stregua di tracciati importanti come Milano, Roma, Napoli, Bologna, Firenze. Cavalli di grido e guidatori affermati che hanno fatto la storia del trotto nazionale e non solo come Marcello Mazzarini, Vittorio e Giuseppe Guzzinati, William Casoli, Giancarlo Baldi, Carlo Bottoni, Roberto Benedetti e chi più ne ha più ne metta, calcano la pista tarantina.

La fine degli anni settanta e ottanta rappresentano per l’ippodromo Paolo VI ma soprattutto per l’ippica italiana il periodo più fiorente di sempre. Cavalli come Wayne Eden, Our Dream of Mite, Speed Expert danno lustro all’anello ippico tarantino. La scuderia Statte del patron Donato Carelli che si cimenta con ottimi risultati anche in sediolo spadroneggia con i suoi cavalli di grande qualità. Soggetti che disputano anche corse del circuito classico. Ilford è il primo reuccio del Paolo VI, il primo pupillo di Donato Carelli ma nella scuderia transitano cavalli come Toffia, il primo cavallo stattese, Afay, Hatto d’ausa, oltre che Superfast.

Il 5 agosto del 1978 si disputa il 1° gran Premio Due Mari, a dare lustro alla corsa la presenza di un mostro sacro dell’ippica mondiale: Wayne Eden che vinse la corsa con in sediolo Anselmo Fontanesi. Ecco il campo partenti di quella corsa, la prima edizione dello storico gran premio tarantino:

1) URPILA DI JESOLO F. Pasini
2) TOFFIA S. Esposito
3) TANITO’ A. Flaccomio
4) IRONEY G. Matarazzo
5) WAYNE EDEN A- Fontanesi
6) JUSTACINCH A. Masucci.

A Wayne Eden succede un altro mito dell’ippica: Our Dream of Mite che vince per tre anni consecutivi il Gran Premio Due Mari, l’impresa che dopo 40 anni ancora resiste. Dopo quattro anni arriva il Gran Premio Città di Taranto, importante vetrina per i quattro anni.

Arrivano gli anni ’80 che rappresentano il massimo splendore per l’ippica e il parterre della struttura di Terra Rossa si riempie all’inverosimile. Era impossibile passeggiare per la numerosissima presenza di pubblico, tanto da dover chiedere permesso in tutti i sensi per poter raggiungere il capo opposto delle tribune. Gli anni ’80 rappresentano il massimo splendore anche per la Scuderia Statte di proprietà del patron dell’ippodromo. Un nome su tutti: Hollyhurst che nel 1989 stravince il Gran Premio Lotteria di Agnano in una retta d’arrivo indimenticabile per il figlio di Florida Pro che riuscì a battere Napoletano e Limbo Joe. In sediolo all’americano della “Statte” Lorenzo Baldi con il popolo degli appassionati tarantini a festeggiare in pista ad Agnano una vittoria non annunciata e quindi molto più bella.

Qualche mese prima era stato Monarch T il cavallo di punta della scuderia di Donato Carelli, alcune presenze anche sulla pista tarantina, ma poi solo corse in altri ippodromi. Spadroneggiavano, intanto, nelle rispettive categorie Favilla Pap ed Erfurt, due gioielli del patron Carelli, ma anche le altre scuderie non stavano a guardare. Di proprietà di Spinelli c’era Fiorino Bell che debuttò nelle mani di Tonino Luongo a Napoli nel 1985. Diverse apparizioni nelle classiche, ma qualche presenza anche in alcuni centrali del “Paolo VI”.

La crisi comincia a dare segni tangibili negli anni ’90 e tutta l’ippica ne risente, meno pubblico sugli spalti. Il regno delle corse dei cavalli diventa l’agenzia ippica. Il pubblico pian piano si allontana dalle strutture ippiche, le famiglie intere cominciano ad allontanarsi dal cavallo che invece meriterebbe di essere più coccolato dal pubblico vero.

Nel frattempo però l’ippica vede nascere il simbolo dell’Italia trottistica, un simbolo mondiale che comincia a farsi largo già a due e a quattro anni s’impone anche a Taranto, il 18 luglio del 1999 nel Gran Premio Città di Taranto: il suo nome è Varenne, vince con facilità disarmante il gran premio riservato ai migliori quattro anni. È  proprio Taranto a sancire la sua supremazia, poi vincerà a ripetizione Lotteria, Amerique, International Trot ed Elitlopp.

STRUTTURA:
L’ippodromo Paolo VI di Taranto si estende su una superficie di 260.000 mq, di cui 60.000 dedicati agli spettatori, 25.000 alla pista da corsa, 10.000 alla pista di allenamento, 14.000 alle scuderie ed i restanti 151.000 a servizi vari nel rispetto delle normative ASSI (ex UNIRE).

Immerso nella macchia mediterranea e adagiato su un altopiano, l’impianto domina i famosi “due mari” che bagnano la città di Taranto; paesaggio questo, visibile anche dal ristorante panoramico Country Club, il quale soddisfa circa 120 coperti e che affaccia sulla pista permettendo di vedere comodamente le corse grazie alle vetrate posizionate sui tre lati e consente allo spettatore di gustare le specialità locali di mare usufruendo anche di un punto di vista privilegiato sulla corsa. Inoltre durante le giornate di corse è possibile effettuare anche le proprie scommesse grazie al terminale abilitato, mentre si possono degustare comodamente i prodotti tipici locali sapientemente scelti dal nostro staff.

Il Paolo VI offre anche: un’area verde ampiamente attrezzata per il divertimento dei più piccoli, un centro sportivo polifunzionale che consente a pochi passi dalla città di allenarsi o divertirsi nel vostro sport preferito. Due bar/ristoro all’interno delle tribune coperte; due centri congressi dotati del necessario tecnico (impianto audio, videoproiezione, wi-fi). Ambedue le sale soddisfano le principali esigenze di un piccolo e medio meeting (fino a circa 100 presenze), grazie sia alla facilità logistica di raggiungere la struttura che alla disponibilità dell’ampio parcheggio.

PISTA DA CORSA:
La pista da corsa dell’ippodromo di Taranto ha una forma ovale ed è lunga 1000 metri.

RETTA D’ARRIVO:
La retta d’arrivo della pista da corsa dell’ippodromo Paolo IV è lunga 210 metri.

RECORD DELLA PISTA:
21/07/2019 – ZIRKUSS 1.10.5

 
 

patrizio

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Siracusa ippodromo del Mediterraneo

LA STORIA

Questa è la storia di sentite passioni e grandi entusiasmi, raccolti da un gruppo d’imprenditori e trasformati in un imponente struttura sportiva dedicata al cavallo e in particolare all’ippica. Una storia tutta in crescendo, che racconta dei tanti traguardi raggiunti, delle imprese compiute e dei monumenti innalzati su un fondo rurale di proprietà del Barone Gaetano Francicanava acquistato dalla Marconi Italia S.p.A. agli inizi degli anni ’90. Il primo lotto funzionale, ultimato in meno di due anni dall’inizio dei lavori, dà il via alle vicende da narrare su un impianto divenuto oggi modernissimo: l’ Ippodromo del Mediterraneo di Siracusa.

L’inaugurazione in un festoso venerdì, l’8 dicembre del 1995, alla presenza dei maggiori vertici istituzionali, civili e militari, oltre alle ventimila persone riunitesi per assaporare il via al galoppo siracusano e all’ingaggio in pista di tre icone dell’ippica mondiale: i fantini Lester Piggott, John Riddle e Willie Carson. È quest’ultimo che si accaparra la vittoria della prima importante corsa, il Gran Premio UNIRE, con il cavallo Lord Carmelo. Tra i diciannove convegni effettuati nel 1996, il 23 Ottobre, viene disputata anche la prima corsa tris nazionale. Il 1997 segna l’inaugurazione del secondo lotto funzionale dei lavori, con progetto della Marconi Maeggio S.p.A.

 Nel mese di Ottobre dello stesso anno, il Carosello Storico dei Carabinieri offre un entusiasmante spettacolo per migliaia di spettatori accorsi. 
Continuano ad aumentare, intanto, il numero delle giornate di corse assegnate che nel ’98 sono ben quarantatrè e nel ’99 salgono a trentanove ordinarie e oltre venticinque “matiné”. Nel 2000, sulla veloce pista appositamente realizzata, arriva anche il trotto, ospitato nel mese di Agosto con ben cinque giornate di corse. L’8 Dicembre del 2000, si corre la prima edizione del “Memorial Francesco Faraci”, corsa con la dotazione più alta seguita dal tradizionale “Gran Premio UNIRE”. Negli anni 2001 e 2002, i convegni disputati salgono a circa ottanta. Alla vigilia della giornata “clou”, il 7 dicembre 2002, viene inaugurato l’imponente impianto di illuminazione che permetterà la realizzazione delle corse anche in notturna. Più di mille lux fanno brillare le piste dell’Ippodromo del Mediterraneo.


 Nel 2003 sono effettuate, al galoppo quaranta giornate di corse ordinarie e trentadue differenziate, al trotto nove giornate ordinarie. Il 27 marzo 2004, in un anno che ospita circa ottantacinque convegni, si disputa la tappa italiana del “Premio Fegentri World Cup Of Nation”. Una data ricca di emozioni è il 6 Gennaio 2005; sui tracciati siracusani giunge Frankie Dettori. Ventimila gli spettatori accorsi per sostenere e applaudire le due vittorie e il secondo posto guadagnati in tre corse. Il 23 luglio dello stesso anno si disputa il Gran Premio Federnat la più prestigiosa corsa europea al trotto riservata a dilettanti. I dieci anni di attività vengono festeggiati l’8 dicembre 2005; nel palinsesto ippico figurano due Listed Race: la sesta edizione del “Memorial Francesco Faraci” (vince Los Bonitos con in sella Marco monteriso) e la prima edizione del “Criterium del Mediterraneo” (vinto da Miss Bikini montata da Fabio Branca). 

Eccezionale l’evento del 15 gennaio 2006: viene inaugurata, alla presenza di tantissimi autorità e di un enorme cornice di pubblico, la nuova tribuna polifunzionale multipiano. Una struttura con caratteristiche e volumi che la rendono uniche in Italia. Si disputa la prima edizione della Listed Race “Nastro d’Oro di Sicilia” che vede impegnati i fantini Oliver Peslier e Michael Kinane, oltre ai migliori jockey italiani. La spunta Oliver Peslier in sella a Ira Funesta. Il 2 giugno 2006, si conclude a Siracusa la prova finale del Campionato Fantini del Mediterraneo, organizzato dall’Unione ippica del Mediterraneo, ente che permette uno scambio oltre che sportivo, culturale, storico e tradizionale tra i paesi che si affacciano intorno al nostro mare e l’Ippodromo di Siracusa apporta un notevole contributo. Un impianto ippico che, nel periodo tra l’8 dicembre 2006 e il 4 gennaio 2007, registra un’importante riunione con corse quattro Listed Race e due Handicap Principali, la tappa italiana del Campionato Fantini del Mediterraneo e molte condizionate e handicap di valore. Salgono a centonove i convegni disputati nel 2006 e sono ben novantaquattro quelli corsi nel 2007. 

Continua la promozione dell’ippica nel 2008 con oltre ottantasette giornata di galoppo e un trotto ospitato nel mese di agosto. Il 24 Aprile 2009, l’impianto di Contrada Maeggio-Spinagallo conclude, con lo Storico Carosello dei Carabinieri, il G8 Ambiente ospitato nei giorni precedenti a Siracusa. Grande spettacolo dinanzi a migliaia di persone e ai ministri e delegati dei paesi partecipanti al vertice mondiale. L’impianto ippico sembra non risentire della crisi che colpisce il settore al livello nazionale. Si registrano riduzioni alle somme destinate sia ai montepremi che alle società di corse. Il 5 Dicembre del 2009, si taglia il nastro d’inaugurazione di un hotel a cinque stelle, l’Eureka Palace, che arricchisce e impreziosisce l’impianto ippico.

 Un imponente, lussuosa ed elegante fetta di un progetto ambizioso ormai raggiunto. Il calendario ministeriale assegna al Mediterraneo settantadue convegni nel 2010 e settantatrè nel 2011, anno da cui non si effettueranno più le corse “matinè”. Un mese di sciopero ad oltranza apre il 2012. Si costituisce anche l’A.I.S. Associazione Ippica Siciliana, presieduta da Concetto Mazzarella Presidente dell’Ippodromo del Mediterraneo di Siracusa, per chiede alla Regione Sicilia, in virtù anche del suo Statuto speciale, di integrare in modo congruo il montepremi assegnato dall’ASSI per l’anno 2012 per le corse che si disputano negli ippodromi siciliani, essendo stato ridotto del 40%. L’ippodromo di Siracusa si fa punto di riferimento di un settore siciliano imponente e vivo che associa i due impianti ippici siciliani, La Favorita di Palermo e il Mediterraneo di Siracusa, più di duecentocinquanta unità tra gli addetti ai lavori (allevamenti, scuderie, allenatori, guidatori, fantini, artieri,) oltre duemilacinquecento persone dell’indotto (produzione foraggi, trasporti, agenzie ippiche, veterinari ecc.), millecinquecento unità cavalli da corsa tra galoppo e trotto anche di ottima genealogia. L’ippodromo, durante l’arco dell’anno, tra i suoi sessanta convegni, matura le prime iniziative volte a valorizzare l’ippica e la stessa struttura

. Dalle sagre agli spettacoli, dai convegni agli eventi tematici, l’impianto polifunzionale è abbracciato da una ricca e variegata utenza. Se pur in difficoltà, il settore ippico e tutti i suoi addetti continuano a difendere la professionalità e la qualità ormai consolidata, soprattutto durante il periodo autunnale e invernale dove si confezionano i convegni di corse più attesi. Nel 2013 si corrono sessantasei giornate di corse e sessantatré nel 2014. Il 2015 apre sotto i migliori auspici. L’impianto ippico diventa sempre più sportivo, ricco di servizi e opportunità con un nuovo Centro Sportivo del Mediterraneo. L’inaugurazione il 14 Marzo, data che apre al pubblico ben quattro campi da tennis, due di calcetto e uno polivalente, tutti omologati dalle rispettive federazioni sportive e illuminati da un imponente impianto di illuminazione. Una nuova politica aziendale annuncia la riduzione di un numero congruo di convegni ippici a beneficio di un innalzamento del montepremi per le singole giornate, che garantirà corse di migliore qualità e altre sì fungerà da stimolo a nuovi investimenti. 

Una manutenzione straordinaria delle piste prepara l’impianto a ospitare il periodo più interessante del galoppo, quello autunnale e invernale che celebrerà il ventennio della struttura. Listed Race e Handicap Principali sono distribuiti durante tutto l’arco dell’anno e serviti insieme ad un’attenta programmazione di eventi collaterali che richiama nuovo pubblico. Seppur in periodo difficile l’Ippodromo del Mediterraneo festeggia i suoi vent’anni nel ruolo di volano dell’ippica locale e nazionale.

 
 
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